mercoledì 15 febbraio 2012

Scandalo a Casapulla. Palazzi a rischio crollo, sgomberate 20 famiglie

Cedono le strutture di due palazzi realizzati dalla società che fa capo a Mariano Moselli. Bosco ordina lo sgombero dei nuclei ma tranquillizza: "Tanto nessuno vi viene a controllare". Nel '98 è stato lo stesso Bosco a rilasciare la concessione in un'area coperta da materiali di risulta edile. Sotto accusa anche la Capital House di Curti


Fonte: Interno 18

CASAPULLA - Alla fine del vecchio millennio, era il 1998, il Comune di Casapulla retto dal sindaco Ferdinando Bosco (anche ora primo cittadino), concedeva un permesso a costruire al signor Mariano Moselli, nato a Grumo Nevano il 6/10/1927. Le costruzioni sarebbero sorte di lì a due anni nella zona di via Garibaldi. Un complesso abitativo che ha rappresentato la nascita di una vera e propria cittadella alle spalle della vecchia Casapulla. Nel 2000, tramite la MMM Commercio Spa, sono state vendute le prime abitazioni. Sono bastati pochi anni però per capire che qualcosa non quadrava. Nel 2005 le prime segnalazioni dei privati che, in un secondo momento, tramite i propri avvocati hanno adito le vie legali contro la società che faceva capo al signor Moselli. Due dei palazzi si sono inclinati, le travi hanno ceduto e i muri sono crepati. Qualcuno è già scappato per l'evidente pericolo crollo, altri sono rimasti e nella giornata di lunedì 14 febbraio 2012 dal Comune di Casapulla è stato notificato l'ordine di sgombero 'ad horas' (che vedrete in video). In pratica sono 20 i nuclei familiari che dall'oggi al domani sono costretti a lasciare le proprie abitazioni. Grave l'episodio in quanto il Comune di Casapulla ha ordinato lo sgombero senza avvalersi del parere nè del Ctu nè dei Vigili del Fuoco. In pratica il sindaco Bosco ha provveduto solo a coprirsi le spalle qualora gli edifici, da un momento all'altro, dovesse cedere. Il rischio è altissimo, come testimoniano anche le immagini in video (che verrà pubblicato tra un'ora circa). In sostanza il complesso abitativo è stato realizzato su un'area che prima ospitava delle vasche all'interno delle quali venivano effettuati i lavori per la realizzazione di mattonelle. Le stesse vasche sono successivamente state riempite con materiale di risula edile. Questo il motivo per cui le colonne dei palazzi non hanno retto (le immagini lo dimostrano). Situazione a conoscenza del Comune di Casapulla sia al momento in cui ha rilasciato la concessione a costruire, sia ora che ha provveduto a notificare le ordinanze di sgombero senza i pareri di Ctu e Vigili del Fuoco. Cosa ancora più grave, denunciata pubblicamente dalle persone residenti in quei palazzi: "Il sindaco ci ha notificato l'ordinanza ma ci ha detto di stare tranquilli tanto non verrà nessuno a mandarci via". Chiara testimonianza del fatto che Bosco abbia provveduto a 'mettersi a posto' senza tener conto del reale pericolo che corrono 20 nuclei familiari. Come se non bastasse, nel febbraio 2010 la Capital House (di Curti) ha provveduto alla vendita di uno degli appartementi in questione (i processi al Tribunale di Napoli erano iniziati nel 2006) alla famiglia Noletti-Piccirillo che, oggi, ha deciso di denunciare pubblicamente quanto accaduto con l'agenzia immobiliare. Proprio alla Capital House abbiamo fatto visita con tanto di telecamere. Il responsabile, che in maniera violenta ha provato ad allontanarci dalla sede di Curti, è risultato alla fine essere proprio il firmatario della proposta di vendita della casa in questione.

martedì 7 febbraio 2012

ECCO LA PROVA: È STATO GIULIO TREMONTI A DARE IL "COLPO DI GRAZIA" AL CAVALIERE

Fu l'ex ministro dell'Economia a opporsi al decreto anti-crisi da presentare a Cannes, dove si riuniva il G20.
La mossa costrinse Berlusconi a presentarsi al summit a mani vuote. 
Ecco la lettera del  consigliere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che svela tutti i retroscena



Era la mattina del 3 novembre quando Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti erano seduti uno davanti all’altro nell’aereo che li portava a Cannes per un G20 delicato e per molti versi drammatico visto che tra i temi in agenda c’era proprio la crisi italiana. Motivo per cui il Cavaliere avrebbe voluto presentarsi al summit con in mano un decreto che recepisse la lettera di intenti inviata a Bruxelles dal governo italiano solo una settimana prima. Un segnale, ripeteva Berlusconi in quei giorni, importante rispetto ai nostri partner internazionale e ai mercati.

Quel decreto, la storia è nota, non arrivò mai. E a Cannes il Cavaliere si presentò a mani vuote. La ragione è nota, almeno agli addetti ai lavori, visto che il tam tam dentro al governo e al Pdl metteva sul banco degli imputati proprio il ministro dell’Economia. Da oggi, però, quello che fino a ieri era un semplice retroscena giornalistico diventa un fatto certo e comprovato. Con tanto di sigillo di Pasquale Cascella, consigliere per la comunicazione del presidente della Repubblica. È lui a raccontare che poche ore prima del Consiglio dei ministri che il 2 novembre avrebbe dovuto approvare il decreto fu proprio Tremonti a mettersi di traverso. Si presentò al Quirinale e a Giorgio Napolitano disse di essere assolutamente contrario al decreto. «Il ministro - racconta Cascella - si era “detto convinto” si dovessero “definire solo le misure più urgenti tra quelle indicate” e lo si dovesse fare “nella forma della presentazione di emendamenti alla legge di Stabilità” in quel momento all’esame del Senato».

E così, invece di presentarsi al G20 di Cannes con in mano un decreto legge che sarebbe entrato subito in vigore e avrebbe rappresentato un segnale forte per l’Ue e i mercati, Berlusconi arrivò al summit con un semplice maxi-emendamento alla legge di Stabilità, cioè nulla di preciso e di definitivo visto che un testo del genere viene modificato e ritoccato più volte durante i passaggi in Parlamento. Il segnale, insomma, fu debolissimo. E il Cavaliere ne era ben consapevole tanto che nei giorni del braccio di ferro con Tremonti che precedettero il Consiglio dei ministri i toni superarono più volte i livelli di guardia. Con un faccia a faccia nel quale il titolare dell’Economia arrivò a chiedere al premier di «fare un passo indietro perché per l’Europa e i mercati il problema sei tu». Eloquente la risposta di Berlusconi: «La colpa è tua visto che sono tre anni che vai a sputtanarmi in giro per il mondo». Gli ultimi scambi di uno scontro che andava avanti da mesi e che già una settimana prima di quel 2 novembre era stato durissimo. Alla stesura della lettera d’intenti da portare a Bruxelles, infatti, Tremonti si guardò bene di partecipare e solo a tarda sera fu convocato a Palazzo Grazioli perché il Cavaliere pretendeva un suo via libera. Altrimenti, fu lo sfogo dell’allora premier, «domani al Consiglio europeo ci mando Giulio così finalmente si assume qualche responsabilità».

Al di là dei retroscena e delle ricostruzioni giornalistiche, dunque, a confermare che fu proprio Tremonti a stoppare il decreto è oggi il Quirinale. Fonte, vogliamo immaginare, piuttosto attendibile. Napolitano, insomma, non fece altro che «prendere atto» (parole di Cascella) delle «riserve presenti all’interno della compagine governativa». Che poi erano quelle del solo Tremonti visto che tutti il resto del governo, nessuno escluso, spingeva per il decreto. Come è finita è storia nota. Con Sarkozy che proprio a Cannes spinse per un vero e proprio «commissariamento» dell’Italia e l’Fmi che decide di «monitorare» i conti italiani. Dieci giorni dopo e con lo spread alle stelle - il 12 novembre - Berlusconi salirà al Colle per dimettersi.